Arceci Alfredo

Pesaro, 7 dicembre 1908 – Ivi,18 dicembre 1976

 Intransigente antifascista, ha lavorato come fornaio e muratore. Risiedeva nella frazione di S.Pietro in Calibano (Villa Fastiggi) e aveva frequentato la scuola fino alla  quinta elementare. Il 3 aprile 1928  è chiamato alle armi ed assegnato alla 6° Compagnia di sussistenza, a Bologna, e congedato il 6 settembre 1929. Aderì molto presto alla gioventù comunista e per evitare la persecuzione dei fascisti emigrò in Francia da cui rientrò nel 1934. Con Oliviero Mattioli ed altri giovani di S.Pietro cercò con ogni mezzo di riorganizzare il Pci che attraversava un momento di grande difficoltà per gli arresti e le condanne del Tribunale speciale dopo lo smantellamento della rete clandestina comunista costruita tra Pesaro e Fano fin dall’estate del 1932. Arceci ebbe l’incarico, con Alfonso Tomasucci, di far funzionare la tipografia clandestina che era stata utilizzata per stampare volantini contro l’aggressione fascista dell’Etiopia e diffondere materiale di propaganda alla Montecatini dove era attiva la cellula guidata da Pompilio Fastiggi. Si occupò anche di organizzare una piccola biblioteca circolante per contribuire alla formazione di una più consapevole coscienza antifascista. Tra gennaio e maggio 1936 i confidenti infiltrati  dalla Milizia alla Montecatini causarono l’arresto di tutto il gruppo clandestino. Arceci è  deferito al Tribunale speciale  che il 15 marzo 1937 lo condanna a cinque anni di reclusione, ridotti a tre per indulto, che sconta nel carcere di Civitavecchia dove, secondo Mattioli, “completò la sua preparazione politica  di militante rivoluzionario”. Liberato il 22 febbraio 1939 sopporta la condizione del “vigilato”. Il 3 febbraio 1943 è richiamato alle armi e riassegnato alla medesima Compagnia di sussistenza. Sbandato dopo l’armistizio dell’8 settembre raggiunge Pesaro ed è attivo nel CLN provinciale, nome di battaglia “Riceci”.Stabilisce collegamenti tra i partiti antifascisti per preparare la lotta armata, collabora con Ottavio Ricci alla costituzione della Guardia nazionale e poi, dalla fine di ottobre 1943 è impegnato nell’organizzazione dei Gap. Per la sua attività partigiana ha ricevuto la Croce al merito di guerra. Nel dopoguerra si occupò, per incarico del Pci, dei settori della vita sociale, economica e politica nei quali  strutturare e accrescere l’influenza del partito.

Fonti: Fonti: ACS-CPC, B.176 (1936-1942), copia del fasc. in ASAPU, Antifascismo Provincia di Pesaro-Urbino (1921-1943), 01-9-5-bb.152-156-fasc.5 (ACS b.1, fasc.3); ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Arceci Alfredo, n.8733; ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; A. Dal Pont et allii, Aula IV. Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista,  Milano, La Pietra 1976, Sentenza n.72 del  28 luglio 1928; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.: L.Cicognetti-P.Giovannini, Tra due processi. Itinerari e strategie dell’antifascismo pesarese negli anni trenta, in P.Giannotti (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista. Luoghi, classi e istituzioni tra adesione e opposizione, il lavoro editoriale, Ancona 1986, p.114-132; O.Mattioli, In ricordo del compagno Arceci, in “L’Unità” (Marche), 18 dicembre, 1976 p.14.

(E. T.)