Fastigi Renato

Pesaro, 31 luglio 1904 – Ivi, 10 aprile 1997

La famiglia risiede nella frazione di S. Pietro in Calibano (Villa Fastiggi). Il padre è calzolaio, ma Fastigi preferisce lavorare come apprendista falegname e molto presto, con i due fratelli Ermanno e Cesare, nel 1921 si mette in proprio aprendo una bottega di falegnameria artigiana. Nel 1940 la piccola bottega impiega dieci dipendenti e un’analoga attività è avviata a Zara. L’ambiente di S. Pietro esprime insofferenza e mal sopita avversione nei confronti del regime fascista e Fastigi, già prima del 25 luglio 1943, è attivo nella rete clandestina del PCI. Nel maggio 1943 cade nella trappola tesa dal delatore Alfredo Olivari (“Alvaro”), un ex militante comunista. La vicenda ha inizio a Zara dove sono presenti organizzazioni antifasciste che solidarizzano con i partigiani jugoslavi in collegamento con il centro interno del PCI. Le indagini della polizia politica, per alcune ingenuità cospirative, provocano l’arresto di Fastigi e Adolfo Andreoni a Pesaro e di Egisto Cappellini a Torino, tradotti a Zara e trattenuti in carcere fino alla caduta del fascismo. Ritornato a Pesaro Fastigi collabora con il FNA e in seguito rappresenta il PCI nel CPLN. Si occupa dell’organizzazione gappista fin dal novembre 1943, soprattutto di quella di S. Pietro, numerosa e agguerrita. Dopo la liberazione di Pesaro è prosindaco nella Giunta Coli, formalizzata il 24 settembre d’intesa con il Governo militare alleato, in cui è anche assessore ai trasporti in una situazione difficile con gran parte delle infrastrutture viarie distrutte. Il 31 marzo 1946 si tengono le prime elezioni amministrative e il Consiglio comunale, a maggioranza PCI-PSIUP, il 12 aprile lo elegge sindaco, incarico in cui viene confermato anche nelle successive tornate elettorali del 1951 e 1956. Ma nell’aprile del 1959 Fastigi di dimetteva dichiarando di volersi dedicare a tempo pieno alla sua attività imprenditoriale che nel frattempo era si era molto ingrandita. In realtà si erano verificate delle frizioni per il trattamento riservato dal PCI nei confronti di Cappellini che era stato testimone dell’invasione sovietica dell’Ungheria. A questi si aggiungeva il fatto che l’VIII congresso del partito prevedeva un graduale ricambio dei gruppi dirigenti al centro e in periferia. La sua gestione della città si era caratterizzata per gli scontri provocati dalla pesante ingerenza della GPA e della prefettura che intralciavano il piano di ricostruzione e il varo del Piano regolatore generale e tuttavia essa rappresentò un modello amministrativo e un laboratorio all’avanguardia nella gestione dei servizi che costituirono le basi del progetto di “città giardino” e del successivo sviluppo economico e sociale pesarese. Una traiettoria che arriva fino agli anni Sessanta del Novecento.

Fonti: ASAPU, 01-7-29-b.127-fasc.29; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.: E. Cappellini, “Marco” racconta…, Il Pci marchigiano nelle memorie di un suo dirigente (1921-1956), Edizoni Nuove Ricerche, Ancona 1983, pp.53-61; L. Cicognetti-P. Giovannini, Per una storta dell’antifascismo pesarese. Biografie politiche, in P. Giannotti (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista. Luoghi, classi e istituzioni tra adesione e opposizione, Il Lavoro Editoriale, Ancona 1986, p.258; G. Righetti, In ricordo di Renato Fastigi, in “Memoria Viva”, 6/1998, p.40; L’incontro. La figlia di Renato Fastigi “ricorda il padre” (Intervista a Rosita Fastigi raccolta da G. Pedrocco e L. Garbini nel 1995 per l’Anpi provinciale), Ibid., pp.41-47; L. Garbini, Renato Fastigi. Un imprenditore comunista, sindaco di Pesaro, in “Storia e problemi contemporanei”,: Comunismi, 25/2000, pp.149-168; E. Torrico, Politica e Amministrazione. Il Comune di Pesaro dalla ricostruzione allo sviluppo (1944-1964), QuattroVenti, Urbino 2012, pp.35-80, 96-153; M. Papini, L’intelligenza della politica. Cento protagonisti del Novecento marchigiano, affinità elettive, Ancona 2016, ad nomen.

(E. T.)