Civitanova, 10 aprile 1895 – Roma, 30 gennaio 1974
Si trasferisce molto presto a Pesaro e si iscrive all’Istituto Bramante diplomandosi come geometra. Partecipa alla Grande guerra come geniere, periodo durante il quale si iscrive al PSI. Nel 1920 lavora in provincia di Treviso, a Spresiano, dove dirige la Cooperativa muratori ed è segretario della locale sezione socialista. Nel 1921 aderisce al PCd’I. Nello stesso anno è assunto dalle “Costruzioni ferroviarie” e viene destinato a Casinina, nel Comune di Auditore, ma è osteggiato e viene dirottato in Sicilia. Consegue il patentino di segretario comunale, ma per le sue posizioni politiche trova la strada sbarrata ed allora avvia una piccola attività di costruttore privato. Perseguitato dai fascisti, viene più di una volta bastonato a sangue e, cancellato dall’elenco degli appaltatori della provincia, è costretto a cercare lavoro in varie parti d’Italia. Nel 1931 si trasferisce a Imperia e a Sanremo dove con una ditta di copertura ottiene importanti appalti per realizzare opere pubbliche. Questo gli consentirà di dare lavoro e soccorrere diversi comunisti che si erano dovuti allontanare dal Pesarese, tra cui Cenzino Giardini, Ottavio Ricci, Mariano Bertini e Odoardo Ugolini. Ha rapporti molto stretti con Egisto Cappellini che risiede a Torino e nel 1941 inizia a finanziare la pubblicazione clandestina de «L’Unità» e costituisce a Sanremo un gruppo comunista. Alla caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, Pierangeli rappresenta a Pesaro il PCI nel FNA nel che accelerò la costituzione del CLN. Nell’agosto, mentre è in corso un pesante bombardamento, incontra a Roma Buozzi e Pertini. Dopo l’8 settembre, d’intesa con Cappellini, chiese inutilmente al gen. Pomarici di assumere il comando della piazza e di distribuire armi agli operai e si incaricò, con Vittorio Fanelli e Leone Bernardi, di contattare gli Alleati per informarli sull’organizzazione del partigianato e suggerire l’aggiramento del fronte con uno sbarco nei pressi di Ancona. Il contatto avvenne a Castelnuovo della Daunia (Foggia), ma risultò poco produttivo. Rimase bloccato per molti mesi a Bari dove prese parte a gennaio al Congresso dei CLN e tornò a Pesaro qualche tempo prima dell’offensiva sulla Gotica e della liberazione della città. Il 3 ottobre 1944 si ricostituisce la Deputazione provinciale di Pesaro-Urbino che Pierangeli, su designazione del CLN, amministrò dal 1944 al 1948 quando fu arbitrariamente sostituito dal prefetto, funzione in cui fu confermato dal voto popolare nelle elezioni provinciali del 1951 e 1956. La strategia di Pierangeli puntò al contenimento della disoccupazione affidando le opere pubbliche alle cooperative di lavoro per dare impulso e rapidità alla ricostruzione dei pubblici edifici e delle strade provinciali. Il suo era un programma di impianto produttivistico, in contrasto con la politica deflazionistica del Governo, concreto e aderente alla realtà locale, ma collegato a un modello di sviluppo interregionale e nazionale. I dissapori provocati dal dibattito nel PCI pesarese sui fatti di Ungheria e la gestione del “caso” Cappellini, a cui lo legava una profonda e antica amicizia, e i rapporti sempre più difficili con il PSI, probabilmente furono all’origine delle sue improvvise dimissioni nel febbraio del 1957 motivate da problemi familiari e personali. Dopo aver amministrato la Deputazione e la Provincia Pierangeli si dedicava alla sua attività di imprenditore attraverso la quale continuò ad interessarsi ai problemi della comunità pesarese. Da imprenditore realizzò i suoi progetti trasformando la PICA, da iniziale fornace di laterizi, in un modello tecnico e produttivo per tutto il settore. Ricoprì anche l’incarico di presidente della Fondazione Rossini, promuovendo la riscoperta del Rossini meno conosciuto di cui fece pubblicare nel 1971, in edizione critica, l’opera omnia.
Fonti: ASAPU, 01-7-65-b.133-fasc.65; ISCOP, FGM, Lettera a Pierangeli del 27 aprile 1965, 1-27-b.6-fasc.12-7.
Bibl.: A. Tomasucci, I 45 giorni e il C.L.N., in AA.VV., Pesaro contro il fascismo (1919-1944), Argalìa, Urbino 1972, pp. 115-126, 121-126; V. Fanelli, In missione nel Mezzogiorno d’Italia, in Resistenza e Liberazione nelle Marche, Argalìa, Urbino 1973, pp.390-395; E. Cappellini, “Marco” racconta…, Il Pci marchigiano nelle memorie di un suo dirigente (1921-1956), Ed. Nuove Ricerche, Ancona 1983, pp.40,70-71, 98; L. Cigognetti-P. Giovannini, Per una storia dell’antifascismo pesarese. Biografie politiche, in P. Giannotti (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista. Luoghi, classi e istituzioni tra adesione e consenso, Quaderni Iders n.5, il lavoro editoriale, Ancona 1986, p.274; G. Angelini, Un grande amministratore. Un ricordo di Wolframo Pierangeli, in «Lo Specchio della città», gennaio 2001; G. De Sabbata, Commemorazione Wolframo Pierangeli, Sala del Consiglio Provinciale, Intitolazione della Sala consiliare a W.P., Pesaro 20 ottobre 2001(testo dattiloscritto, Fondo G. Bischi, Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione “E. Cappellini”- Urbino); P. Giannotti-E. Torrico, Le scelte politiche dell’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino nella prima metà del Novecento, in A. Varni (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità, Marsilio, Venezia 2003, Tomo II, pp. 636-660, 676-716.
(E. T.)
Commenti recenti