Logatec (Slovenia), 2 maggio 1922 – Ljubljana) 22 maggio 2011
La famiglia, di modeste condizioni, si trasferì presto a Lubiana. Il padre nutriva sentimenti antitaliani in quanto soldato austroungarico nella Grande guerra, sentimenti che si accentuarono con l’invasione fascista e l’annessione della città e della sua provincia al Regno d’Italia. L’adolescenza di Verbovšek è stata quindi influenzata dall’anti italianità e dal filocomunismo, diffuso soprattutto fra gli studenti, per la progressiva snazionalizzazione della società slovena sottoposta a un vero e proprio “genocidio culturale” e all’internamento in massa della popolazione. Non stupisce quindi la sua partecipazione a gruppi di giovani che alternavano lo studio alla propaganda contro l’occupante. Per questo motivo e il 4 aprile 1942 venne arrestato, deportato in Italia e sottoposto al cosiddetto “internamento civile di guerra” nel piccolo comune di Piobbico, in provincia di Pesaro-Urbino, dove arrivò il 13 giugno occupando la stanza che prima di lui aveva ospitato Lelio Basso. Qui incontrò altri internati slavi e stabilì rapporti di amicizia con gli abitanti e i contadini della zona con i quali veniva a contatto, occasioni che gli consentirono di conoscere la realtà del luogo e di attirare su di sé diffuse simpatie. Dopo l’8 settembre Verbovšek si impegna con gli antifascisti di Piobbico per costituire il CLN, organizzare la propaganda fra i giovani e prestare aiuto ai numerosi prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento e agli slavi in fuga dal campo di internamento per civili di Renicci-Anghiari. Nel suo diario, da lui stesso tradotto in italiano nel 1961, registra che il primo contatto con i partigiani del “Picelli” avvenne nella zona di Cantiano tra il 18 e il 20 gennaio 1944. Fin da subito si distingue per la combattività e lo spirito di iniziativa, ma anche per l’insofferenza alla disciplina imposta dal comando. Le sue azioni sono impreviste e coraggiose, come quelle su Pianello e soprattutto Cantiano, quando quaranta partigiani, fra cui molti slavi, presero per diverse ore il controllo del paese sebbene vi fosse presente un presidio fascista. Il 1°febbraio altra incursione su Piobbico. Viene attaccata la caserma dei carabinieri all’interno del castello Brancaleoni mentre un gruppo del “Picelli” scende in paese dove distrugge l’anagrafe comunale con i registri della leva militare, devasta la sede del fascio, l’ufficio postale e la banca locale e saccheggia un negozio di stoffe pregiate per distribuirle alla popolazione. Il 20 marzo è la volta del carcere di Cagli e la liberazione di alcuni prigionieri. In breve tempo “Poldo”, come veniva chiamato, diventa un personaggio popolare anche perché protagonista di atti di giustizia contro le angherie e i soprusi dei fascisti nei confronti della povera gente. Il 25 marzo partecipa alla battaglia di Vilano provocata dal massiccio rastrellamento della Wehrmacht e dei fascisti tenendo con Francesco Tumiati (“Francino”) l’importante posizione di San Polo. Dopo Vilano contravvenne alle disposizioni del comando di Brigata di disperdersi e di nascondere le armi e con Tumiati costituisce un “distaccamento mobile” per continuare la guerriglia senza attendere la fine del rastrellamento, ma in seguito accettarono di aggregarsi al 2° Battaglione della Brigata come Distaccamento “Dini”. I due saranno ancora protagonisti, il 6 maggio, per l’assalto alla caserma dei carabinieri di Cagli che riuscì solo in parte provocando il crollo della caserma, ma che ebbe una grande eco e impressionò gli stessi fascisti. Il 7 luglio Verbovšek non condivide l’invito del comando di Brigata di andare incontro agli Alleati superando la linea del fronte a Pietralunga e rimane nella zona attorno a Piobbico dove Samuele Panichi (“Sam”) gli affida il compito di organizzare con i partigiani rimasti, riforniti di armi leggere e di munizioni, la protezione della popolazione fino all’arrivo degli Alleati. In una tarda postilla del 2005, apportata nel suo Diario alla data dell’8 luglio 1944, giudica la decisione del comando una “disgraziata impresa” e una “tremenda miopia da parte di certi dirigenti pesaresi”. Il 27 agosto Piobbico è liberata e “Poldo” collabora con il CLN locale fino ai primi di ottobre quando decide di ritornare a Lubiana lavorando nel frattempo come operaio e contadino. Trascorse quasi un anno prima dell’imbarco a Bari il 15 settembre 1945. Portava con sé la moglie Giuseppina Ioni, di Acquanera di Piobbico, e il figlio Vladimir di pochi mesi. Dopo un periodo non breve di difficoltà per il suo dichiarato anti-titoismo, alimentato dai contrasti nazionalistici con serbi e croati, che gli costò anche il carcere, si laureò in lingue romanze avviandosi alla professione di insegnante di italiano e di giornalista e traduttore. In sloveno ha tradotto la Storia della Resistenza italiana di R. Battaglia e i classici della letteratura resistenziale come L’Agnese va a morire e I miei sette figli. Ha conservato forti legami con il partigianato e l’ANPI provinciale di Pesaro-Urbino, sebbene non sia mancata qualche incomprensione. Verbovšek, inoltre, nel marzo 1964 ha sostenuto presso le autorità di Lubiana il gemellaggio con il Comune di Pesaro, nel nome della Resistenza e del contributo degli slavi. Nel 1986 gli è stata conferita la cittadinanza italiana, quella della Repubblica, dopo averla ricevuta per imposizione nel 1941 con l’occupazione fascista e l’istituzione della Provincia di Lubiana annessa all’Italia. Nel 1991 ha sostenuto il processo di indipendenza della Slovenia dalla Repubblica socialista federale di Jugoslavia.
Fonti: ACS-CPC, B.5367, fasc.106928 (1942); ISCOP, FGM, Memorie del partigiano Leopold Verbovšek, 1-3-b.2- fasc. 1-2; Ibid., Relazione di Leopold Verbovšek su alcune azioni compiute dal Battaglione [Distaccamento n.d.r] “Panichi”, 1-27, b.6-fasc.12-23; Ibid., Tra i partigiani italiani [Diario partigiano di Leopold Verbovšek], 1-28-b.fasc.13-11.
Bibl.: G. Mari, La Resistenza in Provincia di Pesaro e la partecipazione degli jugoslavi, Prefazione del Sindaco di Pesaro Giorgio De Sabbata, Comune e Amministrazione provinciale di Pesaro, Arti Grafiche Federici, Pesaro 1964, p.31; L. Verbovšek, Ricordi, Intervista raccolta da O.P. [Oscar Pilepich], in “Panorama” Quindicinale illustrato edito a Fiume, 15 dicembre, 1971 n.23, pp.12-13; E. Dini, Tempo di guerra. Ricordi in lontananza, Provincia di Pesaro e Urbino-Comune di Piobbico, Pesaro 1994, pp.28-29,72-75; M. G. Martinelli, Il Diario di Leopold Verbovšek, un partigiano jugoslavo sulle montagne dell’Appennino umbro-marchigiano, Tesi di laurea, Relatore prof.ssa M. R .Porcaro, Università di Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia, A.A. 1999-2000 (AICU, Fondo G. Bischi); L. Verbovšek, Affinità indelebili tra certi -ismi politici provati da un partigiano europeo, traduzione dattiloscritta del diario, pubblicato a Ljubljana nel 2005 (-Isti,- Isti,Isti, Narodna in univerzitetna Knjižnica-Biblioteca nazionale e universitaria della Slovenia), AICU, Fondo G. Bischi, Carteggi; Id.,“Non ho alcuna intenzione di migliorare la vostra maledetta razza”, in “Memoria Viva”, 10/2008, pp.23-24; A.Martocchia, I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana. Storie e memorie di una vicenda ignorata, Prefazione di D. Conti, Introduzione di G. Scotti, Odradek, Roma,2011, pp.161-165.
(E. T.)
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