Pozza e Umito
Eccidio
L’11 marzo una colonna tedesca, malgrado la neve e cogliendo di sorpresa la banda del capitano Ettore Bianco, accerchiò Pito, Pozza e Umito (Giacomini,2008, p.111-112). Durante la notte i reparti tedeschi e fascisti “trovarono guide ben disposte ad indicare loro la via per salire la montagna” (Balena, p.262). Attaccarono Pozza di Acquasanta all’alba, casa per casa cercavano armi ed uomini. Incendiarono undici case di contadini accusati di aver dato ospitalità ai partigiani, razziarono cibo e denaro, ammazzarono chiunque tentasse la fuga. Otto uomini morirono davanti alle loro case, erano tutti disarmati e furono uccisi senza pietà. Intanto gli uomini trovati nascosti nelle case del paese vennero avviati verso un grosso magazzino poco distante dal paese dove li avrebbero fucilati e avrebbero poi bruciato i loro corpi. Tuttavia, inaspettatamente, i nazisti abbandonarono i loro prigionieri e si diressero verso Umito, dove i partigiani della banda Bianco stavano attaccando la formazione tedesca, la quale richiedeva rinforzi per fronteggiare l’attacco. Lo scontro fu violento, la morte del comandante tedesco indusse i tedeschi ad indietreggiare consentendo agli uomini di Bianco di sganciarsi risalendo la collina. I tedeschi persero una trentina di uomini e sfogarono la loro rabbia sulla popolazione civile, incendiando le case con bombe e bengala.
In paese erano rimasti bloccati alcuni partigiani, i nazisti li circondarono e diedero fuoco alla casa in cui si erano rifugiati. Bruciarono viva anche una bambina di undici mesi, la piccola Anna Sparapani. Ecco come ricorda quei tragici attimi la madre, Domenica Sparapani:”Giunta nella piazzetta ho affidato i miei bambini ad alcuni parenti e sono tornata a prendere la piccola Anna, ma la mia casa stava bruciando con la mia bambina dentro. Il primo istinto è stato buttarmi tra le fiamme e salvarla, era ormai impossibile, troppo tardi. Sono rimasta lì immobile, senza poter far nulla, forse non ricordo bene, ho gridato disperatamente. Altre case nel frattempo incendiavano, i miei paesani sembravano anch’essi impazziti perchè non avevano più la propria casa, le proprie cose, i viveri; ma io neppure la mia bambina” (Battistini,2003, p.70).
Nell’attacco a Pozza e Umito persero la vita 12 abitanti del posto e più di 30 partigiani, tra cui 17 jugoslavi. In verità sul numero esatto di partigiani morti non esiste tra gli storici una versione univoca.
Sui luoghi degli scontri sorge ora un cimitero partigiano in cui sono seppelliti tutti insieme partigiani e civili, italiani e slavi, inglesi, greci e americani.
Bibliografia
S. Balena, Bandenkrieg nel Piceno. Settembre ’43 giugno ’44, Ascoli Piceno s.d.
M.G. Battistini, C. Di Sante, Fascismo e Resistenza nel Piceno, Istituto Statale d’Arte “Osvaldo Licini”, Ascoli Piceno 2003.
G. Forlini, P.Fanesi, La parola impertinente. Interviste e testimonianze sulla partecipazione femminile alla Resistenza nel Piceno, Otium Edizioni, Acquaviva Picena 2007.
L. Di Domenico, I fatti di Pozza. Cronache e documenti sulla Resistenza acquasantana, Centro Stampa Piceno, Acquasanta Terme 2001.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008. A. Martocchia, I partigiani jugoslavi nella resistenza italiana, Odradek, Roma 2011.