Falconara

Dopo l’8 settembre l’aereoporto di Falconara fu occupato dai tedeschi, molti soldati scapparono e alcuni andarono con i partigiani che nella zona si stavano organizzando. Per iniziativa di Piero Pergoli, si costituirono i Gap locali con lo scopo di raccogliere armi e munizioni per i partigiani che combattevano sulle montagne dell’anconetano. I Gap di Falconara compirono numerosi atti di sabotaggio contro le linee telefoniche e ferroviarie e il distaccamento cercò di ostacolare la costituzione del Partito fascista repubblicano. Anche nella vicina località Castelferretti operava una consistente formazione partigiana direttamente collegata alla Divisione Garibaldi Marche.

Alcuni soldati scappati dalle caserme della zona, per sfuggire ai bandi e ai rastrellamenti, cercarono di andarsene al sud per poi risalire la penisola con l’esercito di liberazione. È per stabilire contatti con l’Italia liberata che partirono a settembre per il sud, da Falconara, Goffredo Baldelli e Ferdinando Luchetti, in un viaggio deciso e sostenuto economicamente da Pergoli che li portò fino a Brindisi, da dove ripassarono le linee i primi di ottobre, via mare, accompagnati dal tecnico radio telegrafista Aldo Acciarino, per quella che nelle Marche fu la prima missione del Sim, il servizio segreto militare. La ricetrasmittente che doveva favorire il recupero degli ufficiali angloamericani evasi dai campi di internamento e collegare il governo del sud e degli alleati con la Resistenza, fu posizionata a Cingoli in una chiesetta abbandonata e utilizzata dal comando della brigata (Giacomini 2008, p. 74).

Falconara fu ripetutamente colpita da bombardamenti aerei, il più devastante fu quello del 30 dicembre 1943, quando cinque squadriglie di aerei sganciarono circa trecento bombe e vi furono 24 morti. Furono demolite un centinaio di case nella zona centrale e nelle località le Ville, Barcaglione e Guastuglia. Un secondo bombardamento pesante sulla città avvenne il 20 gennaio 1944. La città fu colpita prevalentemente nella zona dell’aeroporto, importante nodo di scambio occupato in quel momento dai nazifascisti.

Nella mattinata del 18 luglio le truppe tedesche iniziarono a ritirarsi lungo la strada costiera tra Ancona e Falconara, dirigendosi verso la linea dell’Esino. Gli scontri erano furiosi. I polacchi del II Corpo d’Armata la sera del 18 luglio presero Camerata Picena, Grancetta e Castelferretti, dopo aver superato un’ultima disperata difesa tedesca tra Camerata Picena e Cassero, che impediva lo sfondamento in direzione di Falconara e delle foce dell’Esino e il conseguente accerchiamento dei tedeschi. Alle 14, 30 i polacchi entrarono ad Ancona. Il giorno decisivo per l’azione in direzione dell’Esino fu il 19: il Cil entrò a Santa Maria Nuova e si diresse verso Jesi. I carri armati polacchi si diressero verso Falconara e verso Chiaravalle, riuscendo a stabilire una testa di ponte sull’Esino, anche grazie alle forze partigiane che avevano sabotato strade, ponti e guidato i reparti polacchi. La città venne liberata dall’esercito polacco il 19 luglio 1944. La seconda battaglia di Ancona aveva fine.

Bibliografia
Anpi, La Resistenza nell’anconetano. Dalle prime lotte antifasciste alla liberazione, Ancona 1963.
C. Caglini, Bombardamenti su Ancona e provincia 1943-1944, Ancona 1983.
W. Caimmi, Al tempo della guerra. Remel, Ancona 1996.
M.G.Camilletti (a c. di), Le donne raccontano: guerra e vita quotidiana. Ancona 1940-1945, Ancona 1992.
G. Campana (a c. di), La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco, Errebi, Falconara M.ma 2001.
G. Campana, R. Giacomini (a c. di) Quando la morte venne dal cielo. Il bombardamento aereo di Falconara del 30 dicembre 1943, Errebi, Falconara 2003.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.