Loro Piceno
Costituitosi a Petriolo nel mese di novembre, il distaccamento di Loro Piceno – Mogliano era comandato dal tenente Lucio Corradini ed era formato da una trentina di uomini di varie nazionalità: inglesi, americani, australiani, canadesi e ovviamente italiani. Operava tra Sarnano, Urbisaglia, Amandola, Petriolo e Loro Piceno ma in ultimo aveva raggiunto anche la zona dell’Ambro.
Nei primi mesi di lotta gli uomini del gruppo svolsero numerose azioni di boicottaggio e di prelevamento di armi. Nel dicembre 1943 prelevarono delle armi a Porto Civitanova, dove era di stanza un battaglione dell’esercito italiano addetto alla difesa della costa. Altre armi insieme a un carico di munizioni furono prelevati all’inizio del mese di febbraio a Petriolo, quando i partigiani incendiarono la caserma dei militi repubblichini (Giacomini, 2008 p.171). Tra febbraio e marzo interruppero la strada tra Amandola e Sarnano, si scontrarono con diverse pattuglie fasciste e tedesche, disarmarono i carabinieri di Falerone, quelli di Mogliano e di Montegranaro.
Già alla metà del mese di gennaio i fascisti della provincia di Macerata e del comune di Petriolo si recarono in casa di Corradini, dove svolsero una perquisizione. Il 14 febbraio venne emesso un mandato di cattura per tutti i membri della famiglia. Pertanto sua moglie, la signora Fernanda Torresi, fu costretta a fuggire con i bambini e si nascose a Sarnano (Giacomini, 2008 p.171). Due soldati inglesi del gruppo, in una relazione oggi conservata al Public Record Office di Londra, dichiaravano: ≪Nel caso Lucio venisse catturato sarei grato che le autorità inglesi dessero la massima assistenza alla moglie. Senza l’aiuto di Lucio, senza le sue eccezionali capacità, non avremmo avuto scampo≫ (Sparapani, 1995 p.239).
L’11 marzo il Gruppo Lucio attaccò la caserma di Loro Piceno e aprì il silos per procedere alla distribuzione tra la popolazione di 10.000 quintali di grano. Nella notte tra il 19 e il 20 marzo a Loro Piceno un gruppo di ex prigionieri inglesi armati, insieme a contadini del luogo ed elementi ribelli forzarono i magazzini dell’ammassatore grassi del luogo, prelevando circa 90 kg di lardo, 55 litri di olio, una coperta, un sacco di lana filata, farina, prosciutti e generi vari (Giacomini, 2008 p.230). Il 23 aprile un gruppo di partigiani, dopo aver ostruito le strade di accesso alla cittadina con guardie armate, non permisero il conferimento del bestiame al raduno, che ci sarebbe dovuto essere proprio quel giorno. Per limitare le perdite e interrompere la collaborazione tra gruppi partigiani e popolazione, il capo della provincia Ferazzani decise che in questi casi sulla cittadina coinvolta sarebbe stata messa una taglia. Alla popolazione di Loro Piceno venne inflitta un’ammenda di 2 milioni e 500 mila lire, in quanto responsabile di aver saccheggiato insieme ai ribelli, i magazzini dell’ammasso granario (Giacomini, 2008 p.234).
Alla fine di maggio il gruppo Lucio aiutò il gruppo di Piobbico e il gruppo Nicolò in un’azione di annientamento del presidio fascista stabilitosi a Sarnano. Nei mesi di maggio e giugno fecero saltare numerosi ponti sulla carrozzabile Ascoli-Macerata e nella zona dell’Ambro svolsero la delicata funzione di difendere la centrale elettrica da eventuali boicottaggi dei tedeschi in ritirata. Il 12 giugno vi fecero prigionieri 5 tedeschi e requisirono il camion carico di dinamite.
DELAZIONE
Un altro drammatico aspetto della guerra civile è stato quello della delazione e del ruolo svolto dalle spie nel facilitare le operazioni militari e i rastrellamenti delle truppe nazi-fasciste. Gli avvenimenti dell’autunno 1943 con i conseguenti sfollamenti delle città, misero inizialmente in crisi gli apparati e i collegamenti esterni, ma in poco tempo la Repubblica sociale è stata in grado di riorganizzare la propria rete. Ai tradizionali informatori di Questura si aggiunsero anche vecchi e nuovi fascisti che si improvvisavano delatori per le più svariate ragioni: rivalsa personale, denaro, fede. Le infiltrazioni, una volta scoperte dai partigiani, venivano ricompensate in vari modi, dall’allontanamento forzato all’esecuzione immediata. Questa è stata anche la fine di Elvio Monachesi, originario di Civitanova. Fascista della prima ora, aveva partecipato a tutte le guerre e alla fine si era aggregato alla GNR di Macerata. Era stato mandato a Loro Piceno, dove aveva sfollata la famiglia, a raccogliere informazioni, ma venne scoperto. A confermarlo, un Notiziario della GNR del 27 aprile 1944: ≪L’11 corrente (marzo), a Loro Piceno, l’aiutante della GNR Elvio Monachesi, in servizio nell’abitato per assumere informazioni circa i movimenti dei ribelli, venne ucciso da un giovane, che, con un pretesto, gli si era avvicinato, esplodendogli improvvisamente alcuni colpi di pistola≫ (Giacomini, 2008 p.170). L’uccisione del responsabile dell’OVRA di Macerata deve essere attribuita al gruppo Lucio (Sparapani, 1995 p.238-9)
Loro Piceno è stato uno dei luoghi di internamento civile della provincia di Macerata.
Bibliografia
AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1964.
G. Corradini, Eroi senza medaglia, Edizione cinque lune, Roma 1970.
M. Franzinelli, Delatori. Spie e confidenti anonimi: l’arma segreta del regime fascista, Mondadori, Milano 2001.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
S. Sparapani, Rapporti tra alleati e partigiani, in “Storia e problemi contemporanei”, n. 15, 1995.