Sant’Angelo in Vado
La V Brigata Garibaldi Pesaro si dislocò dal mese di aprile lungo la linea del versante interno dei monti Catria, Petrano e Nerone fino alla Linea Gotica. Si componeva di due formazioni principali che includevano i vari distaccamenti: il I Btg. al comando di Renato Vianello detto “Raniero”, attestato nella zona di Cantiano; e il II Btg., al comando di Giuseppe Mari detto “Carlo”, che si muoveva nella zona che da Apecchio, a ridosso del Monte Nerone, si dispiegava lungo la Linea Gotica fino a Urbino. Al II Btg. si collegava il distaccamento “Montefeltro”, diretto dall’Ing. Alessandri e dal commissario politico Narduzzi.
Il 19 maggio, il II Btg., in particolare i distaccamenti “Picelli”, “Gasparini” e “Stalingrado” e un nucleo del “Panichi”, sostennero tra Apecchio e Sant’Angelo in Vado, precisamente tra la Valle di Scalocchio e il Monte dei Sospiri, un durissimo combattimento che si protrasse dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio (La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, 1980 p.28-29). Il nemico, che aveva impegnato 800 uomini tra SS naziste e fasciste, venne respinto. Il distaccamento “Stalingrado”, costituito per il 60 per cento da jugoslavi, sostenne un’importante parte della battaglia, impegnando le forze nazifasciste a fondo sul versante nord del Monte dei Sospiri (Mari, 1964 p.61). Fu una grande propizia per i partigiani le cui forze operarono in grande armonia. Tre furono le perdite tra i patrioti: Giorgio Giornelli, Cleto Rebiscini e Zeno Pallieri. Alla fine del combattimento le formazioni ripiegarono verso la zona di Sestino, Badia Tedalda e Monti della Luna (La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, 1980 p.28-9). Un documento rinvenuto dopo la Liberazione nei locali della Questura di Pesaro dichiara: «Il giorno 19 maggio, nella zona montana di Apecchio, veniva effettuata un’azione di rastrellamento da parte di reparti di SS italiane e tedesche, con esito negativo, data la forte reazione a mezzo di mortai d’assalto e di armi automatiche da parte avversaria». Ma stando al ricordo del comandante Mari i partigiani non possedettero mai mortai d’assalto. In verità quel giorno il distaccamento “Picelli” aveva fatto partire numerose raffiche di una mitragliera da 22 mm che tre settimane prima era stata prelevata nella caserma di Piandimeleto (Mari, 1964 p.61).
Il 6 luglio formazioni della Garibaldi Pesaro furono nuovamente attaccate in più punti. Nella zona di S. Angelo in Vado, a Cà Bucci presso Pieve di Graticcioli dove si trovavano al momento accampati, i partigiani del distaccamento “Guadalajara” si trovarono nel mezzo di un rastrellamento incominciato durante la notte dai militi della “Camilluccia” di stanza a Urbino. I partigiani reagirono riuscendo a sottrarsi all’attaco ma uno di loro, Alceo Bernardi, fu catturato e ucciso (Giacomini, 2008 p.307).
UN PROTAGONISTA DELLA RESISTENZA
A Sant’Angelo in Vado cadde il 1° febbraio 1944 Pompilio Fastiggi, detto Mariani, una delle figure più importanti dal punto di vista operativo della Resistenza e della lotta di Liberazione (La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, 1980 p.22). Operaio della Montecatini, Fastiggi si era distinto nella riorganizzazione del Pci clandestino alla metà degli anni Trenta, ma nel febbraio 1936 era stato arrestato e poi condannato dal Tribunale speciale a 14 anni. Con la caduta del fascismo era tornato libero e viste le sue capacità e la sua determinazione fu nominato segretario provinciale del partito. Sulle circostanze dell’arresto e della morte riportiamo la ricostruzione fornita da “Bandiera rossa” nel numero del 6 aprile 1994: «Recatosi il 1. Febbraio u. s. a S. Angelo in Vado per un giro di propaganda, fu segnalato dalla provocazione ai militi fascisti del luogo, i quali con le rivoltelle puntate lo constrinsero a raggiungere la caserma della milizia. Durante il percorso… tentò, invano, di sfuggire ai suoi carnefici. Il valoroso patriota… dopo aver superati i gradini della scala che danno accesso agli uffici del Comando estraeva la pistola e faceva fuoco sulla scorta, ma le armi dei militi ebbero la meglio ed il nostro compagno cadde da eroe» (Giacomini, 2008 p.275).
Il C.L.N. di Pesaro si rese subito conto che l’uccisione di Fastiggi si sarebbe rivelata un duro colpo non soltanto per il Partito Comunista, ma per tutta la Resistenza e l’intera popolazione. Così decise in sede speciale, su proposta dei comunisti, che in suo onore la frazione dove era nato, San Pietro in Calibano di Pesaro, si sarebbe da allora chiamata “Villa Pompilio Fastiggi” (La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, 1980 p.22).
Bibliografia
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
G. Mari, La Resistenza in Provincia di Pesaro e la partecipazione degli Jugoslavi, Comune – Amministrazione provinciale, Pesaro 1964.
Provincia di Pesaro e Urbino, Anpi Provinciale, La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, Pesaro 1980.